Descrizione

Comune collinare, sorto in epoca alto-medievale in un territorio popolato sin dalla più remota antichità; la sua economia si basa ancora in larga parte sulle attività agricole, integrate dal turismo. La metà circa dei caprigliesi, il cui indice di vecchiaia è inferiore alla media, si divide tra il capoluogo comunale e la località di San Felice mentre il resto della comunità risiede in località Casale, in pochi aggregati urbani elementari e in un buon numero di case sparse. L'abitato conserva, nella parte più antica, un impianto tipicamente medievale, con abitazioni arroccate intorno a un castello; è posto in posizione panoramica sulla sommità di un poggio, da cui si scorge nettamente il vasto agglomerato urbano del capoluogo provinciale. Il territorio comunale presenta un andamento altimetrico prevalentemente collinare ma è dominato dalla vicina vetta del monte Vallatrone (1.513 metri di quota), rivestito da boschi misti di carpino, orniello e roverella, da formazioni di macchia mediterranea e, più in alto, da faggete di una certa estensione. Più in basso abbondano invece i seminativi arborati (castagni e noccioli) e arbustivi (viti).

Comune collinare, sorto in epoca alto-medievale in un territorio popolato sin dalla più remota antichità; la sua economia si basa ancora in larga parte sulle attività agricole, integrate dal turismo. La metà circa dei caprigliesi, il cui indice di vecchiaia è inferiore alla media, si divide tra il capoluogo comunale e la località di San Felice mentre il resto della comunità risiede in località Casale, in pochi aggregati urbani elementari e in un buon numero di case sparse. L'abitato conserva, nella parte più antica, un impianto tipicamente medievale, con abitazioni arroccate intorno a un castello; è posto in posizione panoramica sulla sommità di un poggio, da cui si scorge nettamente il vasto agglomerato urbano del capoluogo provinciale. Il territorio comunale presenta un andamento altimetrico prevalentemente collinare ma è dominato dalla vicina vetta del monte Vallatrone (1.513 metri di quota), rivestito da boschi misti di carpino, orniello e roverella, da formazioni di macchia mediterranea e, più in alto, da faggete di una certa estensione. Più in basso abbondano invece i seminativi arborati (castagni e noccioli) e arbustivi (viti).

Storia

La sua origine è databile intorno al 900 d.C., quando vennero edificati il castello e la chiesa dedicata al Santo Patrono; tuttavia, il rinvenimento di alcune tombe del IV-III secolo a.C. attesta che era abitata già prima dell'arrivo dei romani. Appartenuta a un certo Giovandotto, fu da questi venduta, nel 1075, alla famiglia De Farneto, un membro della quale, Ruggiero, unificò le località di Capriglia e Sant'Angelo a Scala (1171). Concessa da Giovanni I d'Angiò alla casata dei D'Aquino (1345), fu ceduta da Giovanna II d'Angiò alla famiglia Caracciolo nel 1419. Alcuni decenni più tardi Isabella Caracciolo la portò in dote ai Carafa, conti di Maddaloni. Nel 1601 fu nuovamente acquistata dai Caracciolo, da cui passò nel 1780 alla casata dei Macedonio. Il terremoto del 1980 ha apportato gravi danni all'originaria struttura dell'abitato. Il toponimo, citato nel Catalogus Baronum (1150-1168), deriva dal latino CAPRILIA, da CAPRILE, ‘stallo o pascolo per capre'. L'abitato è dominato dall'imponente palazzo Carafa, costruito nel Cinquecento sulle rovine di un castello fortificato del XII secolo; la struttura centrale dell'edificio è posta tra due avancorpi a forma concava e conserva intatte le sale interne, in cui si possono ammirare pregevoli affreschi. La chiesa di San Nicola di Bari, il cui impianto attuale risale al XVIII secolo, ingloba, nelle mura esterne, una stele muraria mentre all'interno è adorna di splendidi marmi policromi e di un fonte battesimale risalente probabilmente al XVII secolo. Degna di nota è anche la seicentesca chiesa di Sant'Antonio, abbellita da arredi sacri del XVIII secolo.

La sua origine è databile intorno al 900 d.C., quando vennero edificati il castello e la chiesa dedicata al Santo Patrono; tuttavia, il rinvenimento di alcune tombe del IV-III secolo a.C. attesta che era abitata già prima dell'arrivo dei romani. Appartenuta a un certo Giovandotto, fu da questi venduta, nel 1075, alla famiglia De Farneto, un membro della quale, Ruggiero, unificò le località di Capriglia e Sant'Angelo a Scala (1171). Concessa da <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=GIOVANNIIDANGIO'>Giovanni I d'Angiò</a> alla casata dei <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=DAQUINO'>D'Aquino</a> (1345), fu ceduta da <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=GIOVANNAIIDANGIO'>Giovanna II d'Angiò</a> alla famiglia <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=CARACCIOLO'>Caracciolo</a> nel 1419. Alcuni decenni più tardi Isabella <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=CARACCIOLO'>Caracciolo</a> la portò in dote ai <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=CARAFA'>Carafa</a>, conti di Maddaloni. Nel 1601 fu nuovamente acquistata dai <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=CARACCIOLO'>Caracciolo</a>, da cui passò nel 1780 alla casata dei Macedonio. Il terremoto del 1980 ha apportato gravi danni all'originaria struttura dell'abitato. Il toponimo, citato nel <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=CATALOGUSBARONUM'>Catalogus Baronum</a> (1150-1168), deriva dal latino CAPRILIA, da CAPRILE, ‘stallo o pascolo per capre'. L'abitato è dominato dall'imponente palazzo <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=CARAFA'>Carafa</a>, costruito nel Cinquecento sulle rovine di un castello fortificato del XII secolo; la struttura centrale dell'edificio è posta tra due avancorpi a forma concava e conserva intatte le sale interne, in cui si possono ammirare pregevoli affreschi. La chiesa di San Nicola di Bari, il cui impianto attuale risale al XVIII secolo, ingloba, nelle mura esterne, una stele muraria mentre all'interno è adorna di splendidi marmi policromi e di un fonte battesimale risalente probabilmente al XVII secolo. Degna di nota è anche la seicentesca chiesa di Sant'Antonio, abbellita da arredi sacri del XVIII secolo.

Economia

Specializzata nella frutticoltura, l'economia locale, il cui livello di sviluppo è tuttora piuttosto modesto, costringe al pendolarismo una rilevante fetta della manodopera locale. Il settore secondario è rappresentato da poche imprese di piccole dimensioni, attive nei comparti dei prodotti alimentari e del legno; la rete commerciale è commisurata alle esigenze della comunità mentre il comparto dei servizi non include né sportelli bancari né agenzie assicurative o immobiliari. Dispone di scuole per l'istruzione primaria e secondaria di primo grado ma non possiede strutture di rilievo preposte alla conservazione e alla divulgazione del patrimonio culturale; l'apparato ricettivo include esercizi di ristoro e strutture per il soggiorno; un ufficio sanitario e la farmacia garantiscono localmente l'assistenza sanitaria.

Specializzata nella frutticoltura, l'economia locale, il cui livello di sviluppo è tuttora piuttosto modesto, costringe al pendolarismo una rilevante fetta della manodopera locale. Il settore secondario è rappresentato da poche imprese di piccole dimensioni, attive nei comparti dei prodotti alimentari e del legno; la rete commerciale è commisurata alle esigenze della comunità mentre il comparto dei servizi non include né sportelli bancari né agenzie assicurative o immobiliari. Dispone di scuole per l'istruzione primaria e secondaria di primo grado ma non possiede strutture di rilievo preposte alla conservazione e alla divulgazione del patrimonio culturale; l'apparato ricettivo include esercizi di ristoro e strutture per il soggiorno; un ufficio sanitario e la farmacia garantiscono localmente l'assistenza sanitaria.

Relazioni

Esercita un certo richiamo grazie alla presenza di folti boschi e alla vicinanza del santuario di Montevergine, frequentata meta di pellegrinaggi, e del Parco naturale regionale del Partenio. Importante è la sagra dello gnocco e della “jonda” (fetta di carne di maiale), che si svolge a settembre. Il Patrono, San Nicola, si festeggia il 6 dicembre.

Esercita un certo richiamo grazie alla presenza di folti boschi e alla vicinanza del <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=SANTUARIODIMONTEVERGINE'>santuario di Montevergine</a>, frequentata meta di pellegrinaggi, e del Parco naturale regionale del Partenio. Importante è la sagra dello gnocco e della “jonda” (fetta di carne di maiale), che si svolge a settembre. Il Patrono, San Nicola, si festeggia il 6 dicembre.

Località

Breccelle, Capriglia, Casale, Cioppolo, San Felice

Breccelle, Capriglia, Casale, Cioppolo, San Felice

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Capriglia Irpina rientra nell’Obiettivo "Convergenza" (che succede al precedente Obiettivo 1 della programmazione 2000-06). A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta ad accelerare il processo di convergenza degli Stati membri e delle regioni in ritardo di sviluppo migliorando le condizioni di crescita e di occupazione. I settori prioritari d'intervento sono i seguenti: qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, sviluppo dell'innovazione e della società basata sulla conoscenza, adattabilità ai cambiamenti economici e sociali, tutela dell'ambiente, efficienza amministrativa. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell'11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.